Il blog intreccia il simbolismo biblico, la teologia apofatica e la dottrina del risveglio spirituale. Ogni articolo esplora il testo sacro con un approccio meditativo e illustrativo, unendo approfondimenti storici, mistici e filosofici. Invita il lettore a vivere l'Apocalisse non come un testo di fine dei tempi, ma come una rivelazione personale e collettiva, un viaggio verso l'unità e la trascendenza.

mercoledì 2 luglio 2025

L’Idolo che Crolla: Nietzsche e Apocalisse 11 tra Risveglio, Immagine e Dissoluzione del Potere

 

 

 


Tra il Nuovo Idolo e la Bestia: Potere, Profezia e Dissoluzione in Nietzsche e Apocalisse 11"

  

Un percorso attraverso visual aforistici, simboli profetici e critica filosofica, dove la trasvalutazione nietzschiana incontra la teologia negativa e il giudizio apocalittico: immagini spezzate, parole taglienti e lo svelamento del potere nell’eco di Apocalisse 11.

 Un confronto tra la critica nietzschiana allo Stato e la visione apocalittica del potere, tra filosofia della trasvalutazione e teologia del giudizio.

 Aforismi visivi e visioni profetiche si intrecciano in questo saggio che esplora il crollo dell’idolo moderno: lo Stato, la Bestia, il potere che si traveste da verità. Tra Nietzsche e Apocalisse 11, tra filosofia della trasvalutazione e teologia negativa, si apre un cammino di risveglio che spezza le immagini, dissolve le maschere e lascia parlare il vuoto.

 

Di primo acchito, l’immagine trasmette un’atmosfera sospesa tra rovina e rivelazione, tra una grandezza antica ormai decaduta (le colonne spezzate e la pavimentazione in frantumi) e un’apertura cosmica che si manifesta all’interno del volto scultoreo al centro. L’osservatore è condotto quasi inevitabilmente a cogliere un richiamo al mondo ellenico o all’antichità classica (colonne, pavimentazione tipica di un tempio in rovina), ma anche a una dimensione mistico-profetica evocata dallo squarcio celeste e dal bagliore circolare che si staglia in corrispondenza dell’occhio. Di seguito, una riflessione che intrecci la “dottrina del risveglio”, la “teologia negativa” e le tematiche di “potere e progresso” con i riferimenti all’opera di Nietzsche (la critica al “nuovo idolo”, ossia lo Stato) e al capitolo 11 dell’Apocalisse (la “Bestia”, il potere escatologico e dissolutivo):

 

1. L’architettura in rovina e il simbolo di una civiltà al tramonto

Le colonne classiche frantumate suggeriscono un’eredità antica che giace in un declino irreversibile. Da una prospettiva nietzschiana, questo potrebbe simboleggiare la fine della “moralità tradizionale” e delle vecchie strutture metafisiche, soprattutto se si pensa alla “morte di Dio” e al conseguente collasso di quei valori culturali che fino a quel momento erano stati considerati eterni e immutabili. In parallelo, la dottrina del risveglio (che in Occidente può prendere forme diverse: dal buddhismo all’ermetismo, dalle correnti esoteriche a quella che Julius Evola chiamava “ascesi eroica”) comporta la frantumazione dei vincoli mondani e la scoperta che le istituzioni e i costrutti sociali sono in ultima analisi transitori, apparenti, “vuoti” di un’essenza stabile. La rovina delle colonne denuncia dunque l’instabilità delle “forme” esterne: la possente istituzione dello Stato (il “nuovo idolo” di Zarathustra) o i sistemi di potere a cui l’uomo si aggrappa, che – esattamente come gli antichi templi – finiscono per sgretolarsi.

Nel contesto dell’Apocalisse 11, la distruzione del tempio (e la misurazione simbolica del santuario) è uno snodo fondamentale: vi si annuncia un giudizio che rivela la fragilità delle potenze mondane. Le rovine, dunque, incarnano un monito: ciò che appare granitico e “divino” in terra, finisce per crollare quando sottoposto all’evento giudiziario ultimo, al fuoco purificatore della verità o del risveglio.

 

2. Il grande volto e lo sguardo cosmico: tra idolo, Dio sconosciuto e negatività

 

Al centro dell’immagine spicca un gigantesco volto scultoreo, la cui parte “oculare” viene trasformata in un vortice energetico o cosmico. Questo elemento iconografico presenta diverse stratificazioni:

1. Il “nuovo idolo” di Nietzsche: In “Così parlò Zarathustra”, il “nuovo idolo” è lo Stato che pretende adorazione e si sostituisce alla vecchia divinità: diventa “divino” per le masse, e le persuade a sacrificare la propria libertà. Il volto in pietra, monumentale, richiama proprio l’idea di una costruzione umana che vuole atteggiarsi a divinità. È imponente, difficile da ignorare, e occupa visivamente lo spazio “sacro” nel quale l’individuo-viandante (la piccola figura centrale) è costretto a transitare.

2. La “bestia” apocalittica e la sua seduzione simbolica: Nell’Apocalisse, le bestie rappresentano poteri totalitari, seduttivi o tirannici che vogliono essere onorati come Dio. La maestosità del volto potrebbe dunque alludere a quell’energia terrificante e soverchiante che incarna l’ultimo avversario escatologico, promettendo grandezza ma conducendo alla perdizione. Il vortice nell’occhio richiama la “voragine” o il “gorgo” in cui si perde chiunque presti sottomissione a questi poteri.

3. La negatività di Dio (teologia negativa): nella teologia apofatica (o negativa), Dio non può essere raffigurato se non attraverso l’assenza o la sottrazione di concetti umani. Eppure, qui vediamo un volto che sembra “divino” o “idolatrico”, ma che è letteralmente squarciato e “svuotato” verso l’interno da un vortice cosmico. Questa “apertura” all’interno del viso potrebbe suggerire che ogni immagine di Dio venga infine risucchiata in un mistero inaccessibile, inesprimibile. Come a dire: ciò che appare come l’Altissimo, in realtà è un simulacro che non racchiude l’Essere assoluto, ma si rivela o come idolo (un potere mondano) o come allusione a un vuoto ineffabile. In questa prospettiva, l’opera presenta un “volto-monumento” che è insieme potente e menzognero, e che si apre su un ignoto vertiginoso che sfugge alla definizione.

 

3. La figura solitaria in cammino: l’uomo, il profeta o l’asceta

 

Al centro, fra le macerie, si scorge una singola figura umana incamminata in direzione del grande volto (o, addirittura, che si allontana verso quel medesimo volto in una sorta di “passaggio iniziatico”). Qui il dualismo classico tra l’uomo “risvegliato” e la moltitudine asservita viene tradotto in immagine: non ci sono folle, né gruppi di persone adoranti, ma un singolo viandante che esplora le rovine. È come se fosse l’“ultimo uomo rimasto” a confrontarsi con ciò che resta del potere crollato (o, in chiave inversa, potrebbe rappresentare l’uomo che ancora soccombe al fascino del “nuovo idolo” e va a incontrarlo).

- Nel pensiero di Nietzsche, la figura del viandante, del pellegrino o del “libero spirito” è centrale. È colui che, nella distruzione dei valori precedenti, non si perde in nichilismo passivo, ma cerca un orizzonte di creazione, la “trasvalutazione di tutti i valori”.

- Nell’Apocalisse, la dimensione profetica implica un cammino di testimonianza e di giudizio contro i poteri del mondo: i testimoni vengono per annunciare la verità e vengono uccisi dalla bestia che sale dall’abisso. Questa presenza solitaria, dunque, potrebbe alludere o al profeta che va a smascherare la menzogna dell’idolo, oppure a un essere umano qualsiasi, posto di fronte alla radicale scelta escatologica: accettare o rifiutare il “marchio” della bestia/idolo.

- Nella dottrina del risveglio, l’asceta (o lo yogi, l’iniziato, l’eremita) si separa dal contesto di massa per intraprendere un cammino di ascesi – sempre solitario e a volte eroico – che lo porta a penetrare il velo delle apparenze. Il paesaggio in rovina potrebbe rappresentare la “dissoluzione” del mondo fenomenico, mentre l’asceta rimane vigile in quell’“ora ultima”, deciso a superare le illusioni e a realizzare il vuoto originario, la “vacuità” o la suprema verità.

 

4. L’apertura celeste e il conflitto tra potere e salvezza

 

Nel cielo, a sinistra e a destra, si sviluppano maestose formazioni nuvolose e corpi celesti, come se il firmamento fosse in parte scisso in una visione diurna (o crepuscolare) e in parte notturna, con la presenza di lune o pianeti. Quest’aspetto cosmico richiama l’idea di un orizzonte escatologico, dove i confini tra giorno e notte, luce e oscurità, si confondono e si intensificano. È l’“ora del giudizio”, il “tempo della rivelazione”, in cui le potenze celesti si mostrano.

- Nella critica nietzschiana, l’“oltre-uomo” (Übermensch) è colui che si affaccia a un orizzonte post-umano, valica i confini del proprio tempo e diventa “creatore di nuovi valori”. L’apertura cosmica potrebbe rappresentare la possibilità di una nuova fondazione, ma anche l’abisso che può inghiottire chi non sia pronto.

- In termini apocalittici, il cielo squarciato è sempre un luogo di giudizio e di salvezza: è dal cielo che discendono gli angeli, è dal cielo che viene il segno del Figlio dell’uomo (in altri capitoli dell’Apocalisse), e nel cielo si raduna la presenza divina che alla fine trionfa sulla bestia. Qui, non è solo un cielo minaccioso: è anche uno spazio che si apre a una luce. Nel vortice all’interno del volto potrebbe palesarsi quella sintesi tra la minaccia (il potere idolatrico) e la rivelazione di un possibile “oltre”.

- Nella teologia negativa, il cielo aperto diventa metafora del divino inafferrabile: “Dio abita in una luce inaccessibile”, e ciò che si vede non è l’Essere in sé, ma soltanto lo squarcio, l’indicazione che “qualcosa di assoluto” si sottrae a ogni definizione. Il vortice luminoso nell’occhio della scultura funziona allora come un invito: la statua, l’icona del potere, è letteralmente “forata” da questa dimensione infinita, che la rende paradossalmente vana o “transitoria”. 

 

5. Potere e progresso come tensione escatologica

 

Tra potere e progresso si gioca il destino dell’uomo: da una parte la promessa di un continuo avanzamento materiale, politico, sociale (tipico del “nuovo idolo-Stato” che Nietzsche critica, e di tante ideologie moderne e contemporanee); dall’altra la minaccia di una catastrofe, di una dissoluzione, che in termini apocalittici prefigura la fine dei poteri terreni e il passaggio al “regno di Dio”. L’immagine, con il suo scenario post-catastrofico e l’apertura su un’altra dimensione, sembra ammonire che ogni “progresso” che ignori la verità profonda (il risveglio, la trascendenza, la critica di ciò che è idolatrico) non può che trasformarsi in macerie. 

- Nietzsche, Apocalisse 11 e la dissoluzione: l’Apocalisse annuncia che i regni del mondo diventeranno il regno del Signore, ma per farlo devono passare attraverso la distruzione: “il secondo guaio è passato, ecco, viene subito il terzo” (Ap 11,14). Nietzsche annuncia la trasvalutazione come abbattimento di tutti i valori dati, “una bolla di sapone su sabbia”. In entrambi i casi, c’è il tema di un ribaltamento e di una resa dei conti. L’immagine di rovine e di scissione cosmica cattura perfettamente questo momento di trapasso: né siamo più nella vecchia civiltà (collassata), né siamo ancora in una terra nuova (il “volto” è in parte spaventoso, in parte misteriosamente aperto).

- Teologia negativa e “dottrina del risveglio”: in ambedue le prospettive, l’“ultimo passo” implica che le forme di potere e le immagini di Dio vengano decostruite. Soltanto l’interiorità di un vero risveglio (o di un rapporto con l’Inconoscibile) può rigenerare un senso, che non è più fondato su costrutti umani. Da qui la presenza di un’unica figura umana in cammino, forse a suggerire la necessità di un percorso iniziatico personale, anziché un’adesione collettiva a un nuovo idolo.

 

Conclusione

 

L’immagine scelta per il saggio “Tra il Nuovo Idolo e la Bestia: Potere, Profezia e Dissoluzione in Nietzsche e Apocalisse 11” concentra, in modo estremamente suggestivo, il nucleo tematico di un confronto tra la critica nietzschiana allo Stato (e in senso lato ai poteri che si fanno divinità) e la visione apocalittica del giudizio, dove ogni potere terreno viene smascherato e sottoposto a rovina. L’estetica delle rovine classiche dialoga con la dottrina del risveglio – frantumare le illusioni mondane – e con la teologia negativa – ogni volto divino è in realtà uno spiraglio verso un mistero inaccessibile, non un’effettiva raffigurazione di Dio. Il “progresso” alla maniera del “nuovo idolo” è qui mostrato come un colosso vuoto, soggetto a inevitabile dissoluzione, mentre l’essere umano, come un viandante solitario, si trova di fronte alla vertigine di un’“apocalisse” che è insieme giudizio, rivelazione e possibilità di autentica liberazione.

 

In definitiva, la composizione visiva allude al confronto drammatico fra potere e verità, fra idolatria e rivelazione: un passaggio iniziatico, potremmo dire, che invita a riassorbire l’illusione del dominio e del “divino istituzionale” in una comprensione più profonda della condizione umana e del mistero ultimo che accomuna tanto le macerie quanto il cosmo.

 

link al pdf e epub completi

 

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Archive pdf https://archive.org/details/tra-il-nuovo-idolo-e-la-bestia

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Academia pdf   https://www.academia.edu/130278161/LIDOLO_CHE_CROLLA_NIETZSCHE_E_APOCALISSE_11_TRA_RISVEGLIO_IMMAGINE_E_DISSOLUZIONE_DEL_POTERE

Academia epub https://www.academia.edu/130299514/L_Idolo_che_Crolla_Nietzsche_e_Apocalisse_11_tra_Risveglio_Immagine_e_Dissoluzione_del_Potere

L’Idolo che Crolla: Nietzsche e Apocalisse 11 tra Risveglio, Immagine e Dissoluzione del Potere

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